Secondo uno studio pubblicato su Frontiers, le amputazioni femminili occorrono in prevalenza nella fascia d’età 45-49 anni, anche se è tra i 50 e 54 anni che si osserva la massima prevalenza di YLDs (anni vissuti con disabilità). Proseguendo con i dati offerti dallo studio, si vede che dopo i 70 anni gli amputati sono in maggioranza donne, probabilmente per una questione di longevità.

Ciò che accade nelle fasce d’età giovanili è poco noto, perché vi sono pochi studi a riguardo. Tuttavia è certo che vi siano donne che vengono amputate in età ancora fertile, il che significa che possono incorrere in una gravidanza. Un team canadese afferente alla Western University e al Parkwood Institute di London, in Ontario, si concentra sul tema delle difficoltà vissute dalle donne amputate in gravidanza. Il lavoro è stato pubblicato su “Prosthetics and Orthotics International”.

Il questionario utilizzato

Lo studio è di carattere conoscitivo e punta a colmare le lacune esistenti in letteratura sul tema. Per questo, gli autori hanno condotto il lavoro tramite un questionario online, inviato a donne con amputazione degli arti inferiori che hanno avuto una gravidanza nei cinque anni precedenti.

In tutto sono 16 le donne contattate ad aver risposto al questionario, per un totale di 31 gravidanze.

Il questionario sviluppato include alcune domande di carattere demografico, sull’origine dell’amputazione, quale protesi viene utilizzata, come è cambiato il supporto al passo durante la gravidanza, e domande più cliniche, incentrate soprattutto sulle complicanze eventualmente vissute durante la gravidanza.

Gli autori hanno incluso nel questionario, tra gli altri, problemi di mobilità, dolore all’arto fantasma, dolore alla bassa schiena, sviluppo di preeclampsia e eclampsia o peggioramento dei patologie pregresse.

È risultato che tra le partecipanti, 9 hanno un’amputazione acquisita, per trauma (5) o per tumore (4), mentre 7 congenita. In 15 casi l’amputazione è unilaterale, per lo più sopra al ginocchio.

Si riduce il movimento e aumenta il bisogno di device assistivi

Un primo risultato interessante riguarda l’alto numero di partecipanti che ha sentito cambiare, in qualche modo, la propria mobilità durante la gravidanza: 6 sono cadute almeno una volta e 3 hanno dovuto utilizzare supporti aggiuntivi per camminare, come stampelle o deambulatori, ma ben 5 partecipanti hanno dichiarato di aver utilizzato anche una sedia a rotelle.

Rispetto al pre-gravidanza, quasi metà delle donne ha sentito difficoltà a mantenere l’equilibrio sulla gamba non amputata, mentre 5 hanno sperimentato dolore a carico della gamba sana.

Anche l’uso delle protesi ha subito dei cambiamenti: se prima delle gravidanze le partecipanti usavano la protesi tutti i giorni per diverse ore al giorno, con la gravidanza 8 hanno ridotto l’uso quotidiano, e 4 di queste hanno cambiato il tipo di protesi, mentre 2 hanno ridotto l’uso settimanale, saltando dei giorni.

Due donne hanno smesso di usare la protesi, per lo più per aumento del carico sul moncone e per gonfiore dello stesso. Per quanto riguarda le complicanze, il 64% ha sofferto di dolore alla bassa schiena, mentre il 44% ha sperimentato un ridotto equilibrio. Il 25% di queste donne ha sofferto anche di depressione post parto. Nessuna differenza in altre tipologie di complicanze.

Lo studio mette in evidenza la presenza di esigenze particolari nelle pazienti amputate che vivono una gravidanza, esigenze che necessitano di risposte da parte dei team che le seguono.

Lo studio: Bateman, Emma A.1,2; Viana, Ricardo1,2; Sales, Darda3,4; Payne, Michael W. C.1,2. Pregnancy after amputation: A national survey of prosthetic and mobility outcomes in women with lived experience. Prosthetics and Orthotics International 49(2):p 179-184, April 2025. | DOI: 10.1097/PXR.0000000000000407

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