Si è appena chiuso a Firenze il convegno “Cure Primarie verso una nuova vocazione. Transdisciplinarità ed Integrazione al servizio della persona”, organizzato da un vasto gruppo di Ordini dei Fisioterapisti (OFI)(Toscana Centro, Friuli Venezia Giulia, Bologna-Ferrara, Catania-Ragusa-Siracusa, Foggia, Marche, Modena-Reggio Emilia, Palermo-Trapani, Pisa-Livorno-Grosseto, Forlì-Cesena-Ravenna-Rimini, Puglia Centrale, Salerno, Sardegna Centrale, Siena, Trento e Umbria).
I quesiti al centro del convegno hanno riguardato le sfide rappresentate dalla sanità di prossimità, dall’invecchiamento, dalle cronicità, dalle fragilità sempre più diffuse che si nascondono sia nelle periferie disagiate come nei centri metropolitani.
«Il nostro obiettivo- ha sottolineato Melania Salina, promotrice dell’evento e presidente OFI Friuli- è quello di abbandonare la concezione di una sanità concentrata sulla malattia e sulla diagnosi, per iniziare ad occuparci solo ed esclusivamente di persone. Oggi si può fare salute in modo diverso che nel passato: intrecciando sociale e sanitario, cambiando la cultura di base delle professioni, mettendo a sistema le tante esperienze che in questo senso esistono già in Italia e che premiano un approccio transdisciplinare come miglior atteggiamento da avere nei confronti della persona in qualsiasi situazione bio-psico-sociale essa possa trovarsi».
Fabio Bracciantini, promotore dell’evento e presidente OFI Toscana centro, ha commentato: «Dalla due giorni sono emersi spunti, suggerimenti ed anche criticità. Questo convegno ci da la possibilità di poter aprire una strada e di ribaltare una vecchia concezione di cure primarie. Ma abbiamo anche registrato il fatto che la formazione nell’ambito delle cure primarie è decisamente carente, sia nelle università, che all’interno delle stesse professioni sanitarie. E quindi la prima sfida che vogliamo assumerci è proprio quella formativa, perché occorre partire dalle basi comuni alle professioni per avviare un rinnovamento sistematico delle competenze che abbia al centro l’individuo e non la patologia».
In particolare, poi, la sfida formativa per i fisioterapisti è ampia e complessa, e Roberto Gatti, professore Ordinario di Fisioterapia e Presidente Corso di Laurea in Fisioterapia Humanitas University – Milano, l’ha così sintetizzata: «Affinché il tema delle cure primarie possa davvero entrare nel bagaglio delle competenze del fisioterapista occorre che la professione comprenda che oggi si trova nel contesto di un sistema dove i bisogni sono connessi a una popolazione segnata da invecchiamento e cronicità. Spesso i fisioterapisti si interpretano come i professionisti della riabilitazione muscolo-scheletrica, mentre questa è solo una parte del bisogno sociale di salute. La sfida delle cure primarie pone quindi la professione davanti ad un bivio: rimanere nell’ambito del già noto, oppure accettare di entrare nel campo molto più ampio, forse anche inesplorato, ma sicuramente più attuale della gestione del paziente nella sua complessità».
Alla due giorni di Firenze hanno preso parte numerosi fisioterapisti e presidenti OFI da tutta Italia.
«Questo evento è un segnale positivo – ha concluso Salina – è la conferma che la nostra professione non è immobile, ma anzi è in movimento, e desidera essere promotrice di dibattiti e confronti con gli altri operatori della sanità. Come abbiamo detto a Firenze, questo non è un percorso facile e neppure agevole, perché chiede a tutti di uscire dalla propria comfort zone. Abbiamo la necessità di conoscerci e capirci per essere poi in grado di esprimere richieste chiare rivolte al mondo della politica ed alle governance sanitarie. Ciò che ci attende è un lavoro di competenze, di progettazione e di relazioni, ma siamo certi di una cosa: bisogna disegnare insieme un nuovo sistema di cure primarie, da qui passa il futuro del Paese».