Il sovrappeso e ancor più l’obesità possono incidere negativamente sul decorso dell’artrosi, sottoponendo le articolazioni coinvolte a carichi eccessivi. Spesso il dimagrimento è sufficiente per ridurre il sintomo doloroso.

C’è dell’altro, però. Esistono evidenze in letteratura che associano la qualità del cibo all’artrosi. In particolare, sembrerebbe che i grassi saturi, avendo un’azione infiammatoria, possano favorire lo sviluppo dell’artrosi, mentre quelli polinsaturi, tipo omega 3, potrebbero avere un’azione protettiva sulle articolazioni.

L’Università di Harvard ha pubblicato uno studio che conferma tutto ciò, mettendo in forte relazione la cosiddetta “Western diet” con il rischio di sviluppare artrosi nell’arco della vita, con particolare focus sul ginocchio (Dietary patterns and risk of developing knee osteoarthritis: data from the osteoarthritis initiative. Xu, C. et al. Osteoarthritis and Cartilage, volume 29, Issue 6, 834-840).

Per Western diet s’intende una dieta ricca di fritti, carne rossa e pollame, cereali raffinati, pizza e snack. Gli autori hanno coinvolto nello studio 2.842 pazienti tra 49 e 79 anni, con almeno un ginocchio privo di artrosi all’inizio del percorso, durato 72 mesi e caratterizzato da follow-up ricorrenti e controlli radiografici. Gli autori hanno preso nota anche della tipologia di alimentazione seguita da ogni paziente, per poi trarre le conclusioni.

Nei 6 anni di studio, 385 pazienti (pari al 13,5% del campione) ha sviluppato artrosi, in taluni casi a entrambe le ginocchia, per un totale di 418 articolazioni. Le analisi statistiche evidenziano che la Western diet aumenta il rischio di sviluppare artrosi di ginocchio, mentre l’aderenza a una dieta più sana, ricca di verdure, frutta, pesce, legumi, cereali integrali, è protettiva. Questo va considerato, una dieta ricca in grassi determina spesso un indice di massa corporea elevato: gli autori ne hanno tenuto conto, calcolando che questo aspetto incide sui loro risultati del 30%. Ciò detto, la Western diet può favorire artrosi di ginocchio anche in soggetti normopeso.

Lo studio ha anche cercato di tracciare un identikit delle due categorie, trovando nessi tra livelli di educazione e qualità alimentare: più nel dettaglio, mangerebbero peggio le persone meno istruite e con maggior propensione alla depressione, mentre i più acculturati presterebbero maggior attenzione all’alimentazione. Un fattore da tenere in considerazione qualora si volessero avviare campagne di prevenzione.

Stefania Somaré