Novità nell’ambito dell’artroplastica di rivestimento dell’anca, intervento utilizzato nei pazienti affetti da patologie di tipo artrosico, necrosi della testa del femore o patologie di tipo degenerativo secondarie a malformazioni come la displasia congenita dell’anca o il morbo di Perthes.
All’Istituto Clinico San Siro di Milano vi è un’Unità specificamente dedicata a questo tipo di procedura e diretta dal professor Antonio Moroni, che ha utilizzato un nuovo tipo di impianto adatto anche ai soggetti di sesso femminile.
Questa procedura, uno dei fiori all’occhiello dell’Istituto Clinico San Siro (Gruppo San Donato), si rivolge prevalentemente ai soggetti giovani con patologia dell’anca, differenziandosi dal tradizionale intervento protesi d’anca per il fatto che la testa del femore non viene amputata ma viene conservata e rivestita: quindi, vengono rivestite sia la parte acetabolare sia la parte femorale, mantenendo l’anatomia e la fisiologia dell’articolazione.
Inoltre, questo intervento presenta molteplici vantaggi rispetto alla protesi tra cui la mininvasività, una maggiore precisione e l’assenza delle tipiche complicanze delle protesi di anca, come per esempio la lussazione oppure la differenza di lunghezza degli arti.
Con il rivestimento, inoltre, è possibile tornare in tempi molto rapidi a una normale attività funzionale ed è possibile tornare all’attività sportiva anche a elevato impatto o di tipo agonistico.
Un esempio eclatante è il tennista britannico Andy Murray, operato circa un anno fa e che, allo US Open 2020 di tennis di New York, è riuscito a vincere un incontro al quinto set, giocando 5 set a livelli elevati. Ritornare a giocare a quei livelli dopo un intervento all’anca, pochi anni fa era impensabile.
«Attualmente, il rivestimento ha una tribologia particolare, cioè le modalità con cui le due superfici interagiscono tra loro (cioè la superficie articolare del bacino e la testa del femore), di tipo metallo-metallo», spiega il professor Moroni.
«Questa combinazione produce sì ottimi risultati nei pazienti di sesso maschile, giovani e sportivi ma, diversamente, per varie motivazioni, non può sempre essere applicata al sesso femminile sia perché la tribologia metallo-metallo non può essere utilizzata nelle donne giovani in età fertile sia per una problematica relativa alle misure della testa del femore.
Le donne, infatti, hanno la testa del femore molto piccola che non permette sempre il trattamento con il rivestimento standard. Oggi, però, questo ostacolo è superato grazie allo sviluppo di un nuovo e particolare impianto con tribologia metallo-polietilene, custom made e di precisione assoluta».
Alla paziente viene richiesta l’esecuzione di una TAC che, successivamente, viene studiata dai bioingegneri i quali, analizzando con precisione assoluta la misura della testa del femore e le caratteristiche anatomiche e biomeccaniche dell’anca, producono un impianto che sarà sviluppato specificatamente per quella persona.
«I risultati di questi interventi, al momento sono assolutamente sovrapponibili a quelli ottimi dati dall’impianto tradizionale; è un intervento per il quale siamo completamente entusiasti proprio perché ci consente, oggi, la possibilità di accontentare anche tante donne giovani, interessate allo sport, proponendo loro un intervento più elegante, meno aggressivo e più rispettoso dell’anatomia e della fisiologia dell’anca (e che non potevano essere trattate con la chirurgia di rivestimento tradizionale)».