Poter prevedere l’esito di un intervento chirurgico sulla base delle caratteristiche del paziente e della sua storia clinica potrebbe consentire di pianificare meglio l’intervento, definendo in modo personalizzato anche le fasi preoperatoria e postoperatoria.
Uno studio statunitense – condotto dal Palo Alto Veteran Hospital e dai Dipartimenti di Chirurgia, Medicina e Radiologia della Stanford University – ha indicato nel Care Assessment Need score (CAN) un indice valido per stratificare in base al rischio i pazienti che devono essere sottoposti ad artroplastica totale di ginocchio (Osborne TF, Suarez P, Edwards D, Hernandez-Boussard T, Curtin C. Patient Electronic Health Records Score for Preoperative Risk Assessment Before Total Knee Arthroplasty. JB JS Open Access. 2020 May 6;5(2):e0061. doi: 10.2106/JBJS.OA.19.00061. PMID: 33123663; PMCID: PMC7418912).

Il CAN è stato sviluppato dal Sistema di cura dei veterani (VA) per individuare quelli a maggior rischio di ospedalizzazione o mortalità, partendo da informazioni presenti su fascicoli elettronici, come aspetti demografici, patologie coesistenti, segni vitali, uso di servizi medici, visite in farmacia e risultati di esami di laboratorio.
Lo studio – di tipo multicentrico, retrospettivo e osservazionale – ha preso in considerazione i dati raccolti dal Sistema VA tra il 2013 e il 2016, valutando gli esiti dei pazienti sottoposti ad artroplastica totale di ginocchio in relazione al CAN. Si parla di 17.210 pazienti.
In particolare, gli autori si sono concentrati sulla riammissione ospedaliera a 90 giorni, sul numero di ricoveri superiori a 5 giorni, sulla mortalità a un anno e sulle dimissioni non di routine dei pazienti.
Lo studio ha evidenziato che un CAN preoperatorio superiore a 75 si associa a mortalità, ricoveri più lunghi della media, riammissioni ospedaliere a 90 giorni e a dimissioni non di routine. Valori più bassi di CAN si associano, invece, a esiti postoperatori migliori.
Lo studio sembra indicare questo indice, già calcolato automaticamente per tutti i veterani americani, come buono strumento prognostico preoperatorio per questo tipo di intervento.

Stefania Somaré