Tradizionalmente considerata una malattia autoimmune confinata alle articolazioni, l’artrite reumatoide si rivela oggi come nodo centrale di una complessa rete di patologie sistemiche. Un recente studio, condotto su oltre 390.000 cittadini finlandesi di cui 12.555 affetti da artrite reumatoide, ha mostrato che il quadro clinico dei pazienti è caratterizzato da numerosi eventi clinici sia precedenti sia successivi alla diagnosi, dissolvendo i confini tra malattia articolare e comorbidità extra-articolari.

Sebbene l’artrite reumatoide predisponga a condizioni muscolo-scheletriche come l’osteoartrosi erosiva e la stenosi spinale, eventi come il tunnel carpale, il mal di schiena cronico e le miopatie infantili si manifestano diversi anni prima della diagnosi, suggerendo di fatto un’infiammazione subclinica precoce o uno stress biomeccanico condiviso.

Comorbidità precoci

Patologie gastrointestinali come celiachia e colangite biliare aumentano il rischio di sviluppare artrite reumatoide, mentre la malattia infiammatoria intestinale insorge generalmente entro cinque anni dalla diagnosi. Questo supporta l’idea di un continuum immunologico tra intestino e articolazioni, dove disbiosi e disfunzione della barriera intestinale giocano un doppio ruolo di causa-effetto.

Anomalie polmonari, come versamenti pleurici o embolie, possono precedere la diagnosi, suggerendo un contributo dell’immunità mucosale all’esordio della malattia. Dopo la diagnosi, queste complicanze si manifestano con maggiore frequenza, evidenziando la diffusione sistemica dell’infiammazione.

A seguito della diagnosi, il rischio cardiovascolare aumenta significativamente, con picchi di infarto, fibrillazione atriale e scompenso cardiaco. Anche i reni possono essere interessati da disturbi tubulo-interstiziali e amiloidosi, mentre frequenti infezioni urinarie pre-diagnosi possono indicare un potenziale priming infiammatorio.

Ansia e depressione sono comuni sia prima sia dopo la diagnosi, suggerendo una componente genetica e neuroimmunologica condivisa. Nelle fasi più avanzate, non è infrequente la comparsa di neuropatie e declino cognitivo, mentre a livello oncologico si osserva un aumento dei tumori linfoproliferativi pre-diagnosi e delle neoplasie polmonari e cutanee post-diagnosi, spesso legate alla terapia immunosoppressiva.

Terapie personalizzate per l’artrite reumatoide

Con il peggioramento dello stato infiammatorio aumentano anche le comorbidità che interessano il sistema cardiovascolare entro un anno dalla diagnosi, seguite da complicanze renali, polmonari e neuropsichiatriche nei cinque anni successivi. A quindici anni dalla diagnosi, il quadro clinico è generalmente dominato dalla morbilità multiorgano, sottolineando l’urgenza di sviluppare protocolli di diagnosi precoce dell’infiammazione.

L’artrite reumatoide condivide loci genetici con altre malattie, coinvolgendo vie comuni come JAK-STAT e NF-kB, presenti anche in lupus e diabete di tipo I. Questo spiega l’efficacia trasversale di alcune terapie biologiche e apre la strada a percorsi terapeutici personalizzati.

Nuovo approccio integrato

Il primo contatto con il reumatologo dovrebbe prevedere una stadiazione sistemica completa, con screening mirati a polmoni, reni e cuore, per migliorare la prognosi. La presenza di autoanticorpi può allertare specialisti di altri ambiti, consentendo interventi preventivi e sinergici per ridurre l’incidenza e la gravità della malattia.

Alla luce delle evidenze scientifiche, l’artrite reumatoide non può più essere considerata un semplice disturbo articolare. È necessaria una riformulazione dell’approccio clinico, che vada oltre la sinovite e monitori le comorbidità organo-specifiche, al fine di migliorare la qualità e l’aspettativa di vita dei pazienti.

Li L, Fan X, Crawford R, Mao X, Ong LJY, Gao F, Sun AR, Prasadam I. Understanding pain heterogeneity in osteoarthritis patients: a narrative review. Front Med. 2025 Jul 26. doi: 10.1007/s11684-025-1143-5. Epub ahead of print. PMID: 40715664.

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