Università di Verona, Università di Genova e Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma hanno collaborato per la realizzazione di uno studio sulla componente genetica dell’artrite psoriasica. A soffrire di questa patologia infiammatoria – caratterizzata da dolore, gonfiore, calore e rigidità articolare – sarebbe l’1% della popolazione italiana.
L’artrite psoriasica sembra preferire il sesso maschile e, per l’insorgenza, la fascia d’età 30-50 anni.
Le origini di questo disturbo non sono ancora chiare. Dal momento che il lncRNAs, sequenze di RNA non codificante lunghe anche 200 nucleotidi, sono stati associati ad alcune patologie autoimmuni, i ricercatori del team hanno cercato di verificare se esistano specifici lncRNAs nei pazienti con artrite psoriasica.
Lo studio (Dolcino M, Pelosi A, Fiore PF, Patuzzo G, Tinazzi E, Lunardi C and Puccetti A (2018), Long Non-Coding RNAs Play a Role in the Pathogenesis of Psoriatic Arthritis by Regulating MicroRNAs and Genes Involved in Inflammation and Metabolic Syndrome. Front. Immunol. 9:1533) è stato condotto su 10 pazienti (6 maschi e 4 femmine) con età media 53,5 anni.
A ognuno è stato prelevato del sangue, base per la ricerca di 50.000 lncRNAs umani, opportunamente selezionati.
Le analisi e i dati ottenuti mostrano che gli lncRNAs sono coinvolti nei processi patogenetici di questa patologia, da una parte regolando il microRNAs e dall’altra l’espressione dei geni.
Sono 7 i filamenti maggiormente coinvolti nel processo: EPB41L4A-AS1, LA16c-360H6.3, LINC00657, LINC00909, RP11-1100L3.8, RP11-539L10.3 e RP11-403I13.5.
Lo studio apre nuove frontiere per l’identificazione di biomarkers e target terapeutici.
Stefania Somaré