Circa tre bambini ogni mille nati vivi sono affetti da spasticità, una condizione legata a un danno alle aree del cervello o del midollo spinale che presiedono il tono e l’attività muscolare.
In questi soggetti, i muscoli hanno un tono eccessivo e sono percorsi da spasmi che provocano rigidità al movimento, difficoltà di controllo e atteggiamenti posturali viziati che, nel tempo, diventano vere e proprie deformità articolari.
Lentamente, questa condizione porta anche a un accorciamento di muscoli e tendini e a una trasformazione del tessuto muscolare in tessuto fibroso, con evidente perdita di elasticità. In molti casi la spasticità è determinata dalla paralisi cerebrale infantile.
Una delle pratiche più comunemente utilizzate per intervenire sulla spasticità è la chirurgia: intorno ai 6-7 anni il piccolo paziente viene sottoposto a un intervento per allungare i muscoli e i tendini e intervenire sulla loro sezione. Questo intervento è di norma eseguito con tecnica open. Non presso l’Unità Operativa di Ortopedia del Bambino Gesù di Roma che è Centro di riferimento nazionale per la cura della spasticità: qui da quattro anni si usa una tecnica mininvasiva che fa uso di un microbisturi con larghezza di un solo millimetro, chiamata “chirurgia percutanea fibrotomica”.
Ideata dall’équipe di Neuro-Ortopedia la nuova tecnica permette di intervenire su bambini molto più piccoli, a partire dai 2-3 anni di età, intervenendo sulle fibre muscolari danneggiate senza incisioni né punti di sutura, il tutto con un tempo richiesto di 20 minuti contro i 60 dell’intervento convenzionale. Anche il percorso post-operatorio si avvantaggia di questa modaalità di intervento, perché il dolore è minimo, così come i tempi di recupero, e si può evitare di utilizzare il gesso per l’immobilizzazione, sostituendolo con un tutore rimovibile.
A sua volta, ciò permette di iniziare il percorso fisioterapico personalizzato il giorno successivo la correzione. Dal 2018 a oggi sono già 500 i bambini sottoposti a questa pratica, tutti con esiti positivi. Ideato sulla base di una tecnica simile utilizzata in Russia, questo metodo può essere utilizzato in molti dei pazienti con spasticità. La tecnica è stata descritta nel 2021 su Osteology MPDI con uno studio retrospettivo su 189 pazienti.
La mancanza di un campione di confronto rende difficile affermare la superiorità di questa tecnica rispetto alle altre, ma comunque gli esiti sono buoni ed è indubbio che i bambini possa essere dimessi prima, tornando prima a casa con la propria famiglia. Tempo medio di recovero registrato nello studio è 2.2 giorni. Inoltre, il range of motion ottenuto con la fibrotomia mininvasiva viene mantenuto anche successivamente. Ovviamente, l’intervento non è risolutivo, perché la spasticità tende a ripresentarsi in questi soggetti, che devono sottoporsi a più interventi nel corso della vita. Motivo in più per individuare tecniche più rapide e che permettano una gestione migliore del paziente nelle fasi successive l’intervento.
Il prof. Pier Francesco Costici, responsabile di Ortopedia del Bambino Gesù, ribadisce: «per i bambini candidabili a questo tipo di operazione, ovvero gran parte dei casi di spasticità i vantaggi sono notevoli: i risultati funzionali sono sovrapponibili alla tecnica open; non si vedono ferite; il dolore si riduce sensibilmente ed è possibile dimettere i pazienti il giorno dopo l’intervento. Un ulteriore beneficio per i bambini e i loro familiari deriva da una gestione postoperatoria più rapida e semplice anche a domicilio». Ulteriori studi sono già in essere.
Stefania Somaré