Trovare la protesi di arto giusta per il singolo paziente richiede tempo e competenza e, spesso, aggiustamenti successivi che rendono il percorso più difficile da seguire per il paziente e certamente più costoso per il sistema sanitario.
Ciò vale tanto per l’arto superiore che per quello inferiore, anche se in questo secondo caso il tutto è complicato dal carico di peso che devono sopportare il moncone e la protesi.
Per questo lo studio pubblicato dalla rivista JMIR Rehabilitation and Assistive Technology è così interessante: vi si propone un modello basato sui dati che sembrerebbe in grado di identificare le giuste caratteristiche della protesi, in particolare dell’invaso, in tempo minore e a costi più bassi.
La nuova tecnologia è stata sviluppata da una collaborazione dell’azienda Radii Devices ltd con l’Università di Southampton, di cui è una spin-out, e consente di sviluppare un primo progetto della protesi in pochi secondi.
In un comunicato stampa, il co-autore dello studio dottor Joshua Steer, dichiara che «analizzando centinaia progetti di protesi già realizzati è stato possibile identificare alcuni trend tra le caratteristiche dei diversi pazienti che portano al successo nella scelta dell’invaso, come per esempio la forma e la dimensione del moncone. Ecco allora che ci basta fare una scansione del moncone del nuovo paziente per generare rapidamente un progetto personalizzato di invaso, con raccomandazioni basate su quanto ha avuto successo su pazienti simili in passato».
Lo studio di validazione della nuova tecnologia
Per valutare la reale portata della tecnologia, il team ha condotto uno studio coinvolgendo 17 pazienti, per 19 amputazioni transtibiali, provenienti da 3 diversi centri riabilitativi del sistema sanitario inglese.
I pazienti hanno quindi utilizzato due diversi invasi, uno realizzato a mano da un tecnico ortopedico e prodotto con il nuovo metodo.
Gli autori hanno, quindi, chiesto ai partecipanti di fornire un’opinione rispetto alla comodità dei due invasi e i pazienti non hanno individuato differenze significative. Molti degli interpellati hanno preferito il nuovo invaso, richiedendo che fosse installato sulle loro protesi.
L’aspetto più interessante di questo modello produttivo è che permette ai tecnici ortopedici di concentrarsi su aspetti più specifici della protesi, personalizzandola al massimo sulle esigenze del paziente.
Ora il team, che ha già usato il nuovo modello per realizzare circa 100 invasi tra Regno Unito e Stati Uniti, intende trovare il modo di integrare questo strumento all’interno dei software CAD così da fornire un punto di partenza agli esperti per realizzare protesi adeguate in modo più rapido.
Mbithi, F., et al. (2025). Evidence-Generated Sockets for Transtibial Prosthetic Limbs Compared With Conventional Computer-Aided Designs: A Multiple-Methods Study From the Patient’s Perspective. JMIR Rehabilitation and Assistive Technologies. doi.org/10.2196/69962.