A partire dagli anni 2000 la chirurgia robot assistita ha iniziato a diffondersi in diversi contesti sanitari, con un ritmo via via sempre più veloce. Anche la chirurgia ortopedica si avvale di questo strumento, in particolare per migliorare precisione, flessibilità e controllo negli interventi di protesizzazione di anca, ginocchio e spalla.

I vantaggi offerti da questo tipo di tecnologia iniziano nella fase pre-operatoria, grazie alla possibilità di ideare un modello articolare specifico per il paziente su cui programmare tutto l’intervento, compresi i tagli e i posizionamenti protesici: ciò permette al chirurgo di essere più preciso in sala operatoria.

I vantaggi per il paziente sono, secondo la letteratura, una riduzione degli errori di allineamento e dei tempi di recupero e un minor rischio di incorrere in complicanze. Una recente revisione italiana, pubblicata su Musculoskeletal Surgery, cerca evidenze degli esiti a lungo termine di questo approccio chirurgico, mettendoli a confronto con quelli ottenuti con interventi tradizionali.

La superiorità dell’approccio robotico

Condotta dall’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, questa revisione include 23 studi che mettono a confronto gli esiti di un‘artroplastica di ginocchio condotta con chirurgia robot-assistita con quelli ottenuti con un‘artroplastica convenzionale, avendo come riferimento temporale un follow-up minimo di 12 mesi. La maggior parte degli studi inclusi presentano un livello di evidenza 2 o 3.

La revisione conferma che la chirurgia robot-assistita si associa a un miglior allineamento delle componenti protesiche, a un miglior equilibrio del ginocchio, a una minor perdita di sangue e da una miglior protezione dei tessuti molli che circondano l’articolazione stessa.

Inoltre, gli autori hanno osservato che i pazienti trattati nella modalità robotica presentano minor dolore post-operatorio, utilizzando come conseguenza meno oppioidi.

Le differenze sul lungo termine

Se si confrontano gli esiti a lungo termine dei due tipi di artroplastica si osserva un riallineamento, almeno nel tasso di complicanze: sebbene i risultati relativi a questo aspetto varino nei diversi studi inclusi, la tendenza sembra proprio essere questa, ovvero che le complicanze post-operatorie che si verificano presentano un tasso simile nei pazienti trattati con chirurgia robot-assistita e in quelli trattati convenzionalmente.

Simili i risultati per la sopravvivenza degli impianti: qui le informazioni ottenute dalla revisione sono limitate, ma sembrano indicare un tasso di sopravvivenza simile nel medio e lungo termine tra i due approcci.

Gli autori concludono che, nonostante la chirurgia robot-assistita si confermi superiore a quella convenzionale per gli esiti nel breve periodo, quando si sposta il tempo in avanti non c’è certezza che questo approccio dia esiti superiori a quello convenzionale. Per chiarire questo aspetto, gli autori suggeriscono che siano condotti più studi a lungo termine.

Bulzacki-Bogucki, B., Digennaro, V., Ferri, R. et al. Robotic-assisted total knee arthroplasty: Promise or parity in long-term outcomes?. Musculoskelet Surg (2025). https://doi.org/10.1007/s12306-025-00922-9.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here