L’artrosi di ginocchio può essere affrontata con una artroplastica totale o con una monocompartimentale, a seconda dell’estensione della patologie e delle parti colpite.
In particolare, la protesi monocompartimentale si può usare quando l’artrosi si focalizza su una sola delle tre articolazioni che caratterizzano il ginocchio. Questo tipo di intervento prevede un’incisione più corta, meno perdita di sangue e un ricovero più breve.
Inoltre, se il paziente continuasse a sentire male, si può sempre prendere in considerazione di inserire una protesi completa. Al momento in Italia circa un quinto delle protesi di ginocchio utilizzate sono monocompartimentali.
Un recente studio del Shijiazhuang People’s Hospital, del Gaocheng People’s Hospital e del Orthopaedics Hospital of Xingtai City, tutti in Cina, valuta gli effetti di una emiartroplastica su gonfiore e dolore post-operatorio e sulla riabilitazione funzionale del ginocchio. Lo studio è pubblicato sul Journal of Orthopaedic Surgery and Research.
Struttura dello studio
Gli autori hanno coinvolto nel proprio lavoro 100 pazienti, divisi in due gruppi: di studio, con 48 partecipanti, sottoposti a protesi mono-compartimentale e di controllo, con 52 partecipanti, trattati invece con una artroplastica totale.
Il percorso post-operatorio è stato simile per entrambi e composto da gestione del dolore, elevazione dell’arto, trombo-profilassi e terapia fisica guidata.
La riabilitazione è iniziata il giorno dopo l’intervento, con progressioni dipendenti dallo stato del singolo paziente.
Gli outcome presi in considerazione dal team di lavoro, prima e dopo l’intervento (6 mesi), sono: il dolore, misurato con la Scala Visuale Analogica; la funzionalità del ginocchio, misurata con lo score del Hospital for Special Surgery (HSS); il range of motion articolare; l’allineamento della gamba, misurato con angolo tra anca, ginocchio e caviglia; la sudorazione, valutata con la misurazione dell’arto 10 cm sopra e sotto la patella; la qualità di vita, misurata con lo score EORTC QLQ-C30; la presenza di complicanze post operatorie, come ematoma, infezione o problemi legati all’impianto. Vediamo se gli autori hanno osservato o meno differenze tra i due gruppi trattati.
I parametri migliori nel gruppo di studio
Il confronto tra i risultati ottenuti dalle misurazioni a 6 mesi mostrano che il gruppo di studio mostra esiti più alti sia nel HSS score che nel ROM, a indicare una funzionalità maggiore del ginocchio, rispetto al gruppo di controllo.
Al contrario, l’angolo tra anca, ginocchio e caviglia è inferiore nel gruppo di studio rispetto a quello di controllo. Che dire, invece, del gonfiore, uno degli aspetti cardine dello studio?
Gli autori hanno effettuato misurazioni a 7 giorni dall’intervento, individuando un gonfiore minore nei pazienti del gruppo di studio rispetto all’altro.
Anche il dolore risulta essere inferiore nel gruppo di studio, con valori di VAS medi di 1.02 ± 0.34 contro i 3.20 ± 0.92 del gruppo di controllo.
Simili i risultati anche per la qualità di vita. Il solo ambito in cui i due gruppi non mostrano differenze è quello delle complicanze post operatorie, che risulta simile in tutti i pazienti coinvolti nello studio.
Gli autori concludono quindi che la emi-artroplastica può dare esiti migliori, in pazienti con artrosi localizzata, rispetto a un intervento di artroplastica totale.
Studio: Zhang, X., Han, Y., Bai, Q. et al. Clinical efficacy of unicompartmental knee arthroplasty on limb swelling, pain, and functional rehabilitation in knee osteoarthritis patients. J Orthop Surg Res 20, 616 (2025). https://doi.org/10.1186/s13018-025-05917-7