Le fratture della diafisi femorale rappresentano circa l’1,6-2% delle fratture pediatriche, con due significativi picchi: uno nella fascia d’età tra i 2-4 anni e l’altro in adolescenza. Il rapporto maschi/femmine si attesta sul 3:1.

L’eziologia può variare sensibilmente in relazione all’età, spaziando dalle cadute accidentali ai traumi sportivi nei più grandi, fino a possibili abusi nei bambini al di sotto dei 18 mesi.

La capacità di rimodellamento osseo dei più piccoli orienta generalmente verso trattamenti incruenti, mentre nei più grandi prevale l’approccio chirurgico per garantire stabilità e recupero funzionale.

Limiti ed efficacia dei trattamenti incruenti

Sotto i 5-6 anni il trattamento incruento resta la scelta primaria. Il divaricatore di Pavlik, nei lattanti, riduce dolore e complicanze, mentre dopo i 6 mesi l’approccio più performante è legato al gesso pelvi-podalico, eventualmente preceduto da trazione cutanea.

I risultati di uno studio recentemente condotto mostrano esiti simili tra trazione e gesso, con una differenza sostanziale in termini di riduzione delle complicanze, tempi di degenza e costi a favore del gesso.

Il monitoraggio radiografico, invece, è necessario per monitorare eventuali perdite di riduzione o deformità rotatorie non compensabili.

ESIN, fissatore esterno e placca

L’approccio preferenziale sopra i sei anni d’età è quello chirurgico. L’inchiodamento endomidollare elastico (ESIN) è una tecnica semplice che assicura un consolidamento rapido e a basso rischio infettivo, generalmente sconsigliato in caso di fratture instabili o su pazienti sopra i 45 kg di peso.

Il fissatore esterno trova indicazione in fratture esposte o complesse e nei politraumi. Pur garantendo un buon controllo della rotazione e il rispetto delle fisi, questo approccio presenta concreti rischi di infezione dei tramiti e rigidità articolare.

La placca per via submuscolare, invece, trova indicazioni nei casi maggiormente complessi o in situazioni in cui il peso superiore ai 45 kg renda impraticabile l’utilizzo dei chiodi elastici.

I risultati dello studio

L’analisi, effettuata su 32 casi, ha evidenziato che il gesso pelvi-podalico ha significativamente ridotto, rispetto alla trazione, sia i tempi di degenza sia le complicanze. Tra i trattamenti chirurgici, i chiodi elastici sono stati meglio tollerati e hanno consentito una guarigione più rapida rispetto ai fissatori esterni.

La gestione delle fratture diafisarie femorali pediatriche va quindi personalizzata in relazione a tre fattori principali: età, peso e complessità del trauma.

Il trattamento incruento resta indicato per i bambini più piccoli, l’ESIN rappresenta la tecnica d’elezione in età scolare, mentre il fissatore esterno rimane un’opzione valida nei casi complessi.

Una corretta selezione terapeutica consente di ridurre complicanze, tempi di guarigione e costi, ottimizzando la qualità delle cure ortopediche pediatriche.

Bonfiglio S, Salvo G, Caff G, Denaro R, Mammoliti A, Famoso A. La frattura diafisaria di femore in età pediatrica. Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia (GIOT). 2025;51(1).

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