La fascite plantare è la principale causa di tallodinia e interessa fino all’1% dei pazienti che accedono agli ambulatori ortopedici. Il dolore tipicamente descritto è più intenso ai primi passi del mattino o dopo il riposo, attenuandosi con il movimento per poi riacutizzarsi dopo il cammino o una prolungata stazione eretta.
I fattori predisponenti comprendono obesità, alterazioni dell’arco plantare, tendine d’Achille accorciato, limitata dorsiflessione e condizioni ambientali sfavorevoli, quali pavimenti rigidi, cammino scalzi o calzature inadeguate.
Limiti dei trattamenti conservativi
La gestione iniziale include FANS, tallonette, taping, ortesi plantari, stretching, fisioterapia, splint notturni, ESWT e infiltrazioni steroidee. Sebbene la maggior parte dei pazienti migliori con approcci conservativi, una quota non trascurabile sviluppa un quadro recalcitrante che richiede procedure invasive.
La fasciotomia plantare aperta, storicamente considerata il trattamento d’elezione, presenta tempi di recupero lunghi e possibili complicanze postoperatorie.
La radiofrequenza pulsata (PRFA) rappresenta un’evoluzione tecnica che consente la modulazione del dolore mediante l’applicazione di campi elettrici a bassa temperatura (42°C), senza danno strutturale ai tessuti circostanti. Diversamente dalla radiofrequenza termica, la PRFA riduce il rischio di neuriti, neuromi e deafferentazione, rendendola una procedura sicura e ben tollerata.
Lo studio e i suoi risultati
Lo studio prospettico condotto presso l’Università di Düzce ha arruolato 30 pazienti con fascite plantare resistente da oltre 12 mesi. I partecipanti sono stati randomizzati in due gruppi: 17 con PRFA e 13 con chirurgia a cielo aperto.
Le valutazioni cliniche sono state effettuate prima del trattamento e poi a 3, 6 e 12 mesi, analizzando dolore, funzionalità e capacità di svolgere attività quotidiane. Sono state, inoltre, eseguite misurazioni radiografiche standard per valutare eventuali modifiche all’allineamento del piede.
PRFA vs chirurgia tradizionale
La rapidità del recupero dopo PRFA è coerente con quanto riportato in studi precedenti sulla modulazione del dolore mediante RFA in altre sedi anatomiche. I minori tassi di complicanze rispetto alla chirurgia derivano dalla natura minimamente invasiva della procedura.
I risultati confermano la PRFA come operazione efficace e sicura nei casi refrattari, con elevata soddisfazione del paziente e ridotto impatto sui tessuti. La radiofrequenza pulsata rappresenta un’opzione terapeutica efficace, sicura e con recupero più rapido nei casi di fascite plantare resistente.
Sebbene nel lungo periodo i risultati siano simili a quelli della fasciotomia aperta, il minor tasso di complicanze e il ritorno più precoce alle attività quotidiane rendono la PRFA un approccio da considerare come prima scelta nei pazienti che non rispondono ai trattamenti conservativi. Studi più ampi e multicentrici saranno utili per definire con maggiore precisione il suo ruolo nella pratica clinica.
Fonte: Armağan C, Karaduman ZO, Arıcan M, Turhan Y, Kaban İ, Uludağ V. Innovative approaches in the treatment of chronic plantar fasciitis: comparison of pulsed radiofrequency ablation and surgical intervention. Int Orthop. 2024 Oct;48(10):2719-2726. doi: 10.1007/s00264-024-06261-x. Epub 2024 Jul 31. PMID: 39080086; PMCID: PMC11422293.


