Le fratture di spalla sono relativamente frequenti nell’anziano e si verificano principalmente a carico della testa dell’omero, in gran parte a causa dell’osteoporosi.
Tra le altre sedi di frattura di spalla c’è anche la rima glenoidea, il cui trattamento varia in base alla gravità della frattura stessa, ma è spesso di tipo chirurgico: la letteratura dimostra, infatti, che la chirurgia riduce il rischio di instabilità articolare e di sviluppo artrosico successivo.
Tuttavia, non sempre l’anziano può essere operato e, soprattutto in assenza di una dislocazione, è possibile procedere con un intervento conservativo. Questo è il focus di uno studio pubblicato su BMC Musculoskeletal Disorders da un team della University of Health Sciences Baltalimani Bone Diseases Training and Research Hospital di Istambul, in Turchia.
Gli autori hanno provato a capire se un intervento conservativo possa aumentare il rischio di sviluppo di instabilità di spalla. Lo studio è di tipo retrospettivo e basato sugli esiti di 21 pazienti.
Il trattamento messo in atto
I pazienti inclusi nello studio sono stati trattati con un imbrago per bloccare la spalla per un massimo di 4 settimane. A partire dalla seconda settimana i pazienti hanno iniziato a mobilizzare la spalla, con esercizi di range of motion attivi e passivi.
La riabilitazione è proseguita dopo le 4 settimane e la rimozione del tutore, senza però effettuare rotazioni esterne e abduzioni fino ai 3 mesi dalla frattura. A partire dal terzo mese la riabilitazione si è concentrata sul rinforzo muscolare e sulla rotazione esterna.
Il percorso è stato portato avanti fino al quinto mese. I pazienti sono stati sottoposti a radiografie di valutazione a 2, 4 e 8 settimane e a una serie di test a 4, 6 e 12 mesi.
Tra gli indici presi in considerazione ci sono il Constant score, l’American Shoulder and Elbow Surgeons (ASES) score e il Subjective Shoulder Value (SSV).
Infine, un ortopedico con almeno 5 anni di esperienza nel campo ha effettuato una valutazione clinica della spalla dei pazienti.
Instabilità di spalla
Sui 21 pazienti coinvolti, gli autori non hanno individuato casi di instabilità conseguente alla frattura della rima glenoidea.
Al termine del follow-up, il 71% dei pazienti era completamente guarito, mentre il 28% una guarigione incompleta, con la presenza di un gradino inferiore ai 5 mm.
Gli score funzionali presi in considerazione sono favorevoli, indicando la possibilità di utilizzare l’arto superiore in modo adeguato all’autonomia quotidiana. Resta un po’ inficiata la rotazione esterna in abduzione, più limitata che nella spalla controlaterale.
Nessun paziente ha riportato instabilità di spalla, mentre 4 pazienti su 21 hanno mostrato segni radiografici di artrosi. Gli autori concludono che il trattamento conservativo in questa categoria di pazienti è un’a ‘opzione praticabile, efficace e sicura.
Albayrak, K., Jacxsens, M., Kurk, M.B. et al. Outcomes of nonoperative treatment of displaced anterior glenoid rim fractures without dislocation in the elderly: should instability be a concern?. BMC Musculoskelet Disord 26, 699 (2025). https://doi.org/10.1186/s12891-025-08947-8