La malattia di Haglund è una patologia che interessa il retropiede, in particolare il calcagno, e che colpisce soprattutto soggetti sportivi tra i 15 e i 30 anni. Lo sport maggiormente coinvolto è la corsa, perché determina dei micro traumi da sovraccarico e da sfregamento a livello dell’inserzione del tendine di Achille sul tallone. Ciò accade soprattutto se si corre con scarpe non adeguatamente ammortizzate.

Tali traumi vengono guariti dal corpo con sovrapposizione di tessuto cicatriziale fibroso e/o calcifico che, nel tempo, determinano non solo infiammazione e dolore, ma anche la formazione di una sporgenza che peggiora la condizione. Altra categoria colpita dalla sindrome sono le donne che usano scarpe troppo strette o con tacco troppo alto. Esistono poi altri fattori che possono favorire l’instaurarsi della sindrome, come il sovrappeso per esempio. Infine, esiste una forma simile nei bambini, dove invece dell’osso è interessata la cartilagine di accrescimento.

La sindrome viene trattata in modo conservativo o chirurgico a seconda della gravità. Nel secondo caso si procede con una resezione della porzione prominente del calcagno e con la rimozione delle calcificazioni e delle aree di degenerazione del tendine d’Achille.

Un recente studio del Duke Medical Center di Durham e del Northwell Health di New Hyde Park fornisce alcune informazioni sulla resezione di Haglund.

Pubblicato su Archives of Orthopaedic and Trauma Surgery, questo studio retrospettivo coinvolge 390 pazienti operati tra il 2015 e il 2023 da 6 chirurghi del piede presso un’ospedale universitario statunitense. Obiettivo del lavoro, migliorare le conoscenze in merito alla demografia dei pazienti sottoposti a questo tipo di resezione, portare informazioni relative al processo di decisione perioperatoria e identificare le complicanze associate all’intervento.

L’età media dei pazienti operati è di 55 anni e il 66,4% dei pazienti è donna. Altre informazioni demografiche riguardano l’etnia, per lo più caucasica (72,8%) seguita da quella di africani americani (20,8%), gli asiatici rappresentano solo, 1,3% del campione.

L’indice di massa corporea medio è di 34,83, rivelando una obesità di primo grado, mentre nel 17,4% dei casi i pazienti erano anche diabetici. Infine, nel 68,5% dei casi i pazienti non hanno mai fumato, mentre nel 30% hanno smesso o sono ancora fumatori: l’informazione è di interesse perché il fumo determina uno stato infiammatorio sistemico.

Tecnica utilizzata e complicanze più frequenti

Nel campione preso in esame, i tipi di riparazione più utilizzati sono lo SpeedBridge (57.9%), l’ancora di sutura annodata in titanio (21,3%) e l’ancora di sutura senza punti (20,8%). Non sempre l’intervento porta esiti positivi.

Nel 10,3% dei casi, i pazienti hanno provato dolore persistente, nell’8,2% una apertura della ferita, nell’1,8% dei casi infezione, nell’1,5% dei casi una debolezza flessoria. Rare le rotture dell’ancoraggio (0,3%). Nell’1,8% dei pazienti è stato necessario intervenire con una revisione. Il tasso di complicanza generale è stato del 20%.

Per quanto riguarda le indicazioni postoperatorie offerte dai pazienti, in generale, rispetto al carico del piede, i chirurghi coinvolti hanno suggerito nel 68,7% dei casi di non caricare, nel 14,4% porre attenzione all’atterraggio con carico del piede, nel 13,8% dei casi stare attenti, ma il carico è tollerato, o di caricare parzialmente nel 3,1% dei casi. Il follow-up medio è stato di 5,8 mesi.

Gli autori hanno riportato che le informazioni ottenute sono in linea con quelle già presenti in letteratura, confermandole.

Studio: Kutzer KM, Morrissette KJ, Wu KA, Krez AN, Hinton ZW, Anastasio AT, Nunley JA, Amendola A. Patient characteristics, postoperative protocols, and surgical outcomes in Haglund’s resection: a single-institution retrospective cohort study. Arch Orthop Trauma Surg. 2025 Apr 12;145(1):241. doi: 10.1007/s00402-025-05860-6. PMID: 40216619.

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