La rigidità degenerativa del gomito è una condizione caratterizzata da un restringimento dello spazio articolare, a cui si associa la proliferazione di osteofiti e una progressiva ostruzione del movimento articolare. Si tratta di una patologia con incidenza di circa il 2% sulla popolazione generale e tipica di alcune categorie professionali, accomunate da un uso intenso dell’arto superiore, come muratori, imbianchini, falegnami, cuochi, atleti da lancio, pallavolisti.

Questa rigidità inizia a manifestarsi dalla mezza età. Uno dei possibili interventi consiste nella rimozione degli osteofiti tramite artroscopia: si parla di tecnica di rilascio. Un recente studio del dipartimento di Ortopedia e Chirurgia Articolare del Qingxian People’s Hospital, a Cangzhou (Cina) valuta gli effetti sui pazienti trattati con per via chirurgica di un intervento riabilitativo immersivo domiciliare basato sulla mobilizzazione passiva continua, confrontandoli con quelli ottenuti con un iter più convenzionale. Lo studio, retrospettivo, prende in considerazione 40 pazienti, 20 seguiti con la mobilizzazione passiva continua e 20 con terapia convenzionale.

Percorsi riabilitativi a confronto

Il gruppo di studio ha avviato la riabilitazione dopo sole 4 ore dall’intervento, partendo con un range of motion compreso tra 0° e 15° o meno, a seconda della possibilità del paziente. Il range of motion è stato aumentato di pari passo con il diminuire del dolore post operatorio. Completa questo percorso l’affiancamento di una terapia del freddo, con impacchi da 20 minuti ogni 3 ore, per ridurre il dolore e l’edema. Il gruppo di controllo ha iniziato la riabilitazione il primo giorno dopo l’intervento, seguendo un programma graduale di esercizi funzionali, quali flessione/estensione attiva/passiva del gomito, esercizi di allargamento delle dita, di pizzicamento e di presa.

In questo caso le sessioni quotidiane sono seguite da un impacco freddo da 20 minuti. Al quarto giorno dopo l’intervento i pazienti sono stati rimandati a casa, con indicazione di tornare in ospedale tutti i giorni per la riabilitazione.

L’approccio con mobilizzazione passiva continua

Gli autori hanno basato il proprio confronto su una serie di outcome: aumento del range of motion, lo score Mayo Elbow Performance e la Scala Visuale Analogica per il dolore. A 3 mesi dal follow up, i pazienti del gruppo di studio hanno dimostrato di aver raggiunto miglioramenti superiori a quelli del gruppo di controllo in termini di range of motion, con un aumento percentuale dell’83,03% contro il 61,29%.

Anche gli altri outcome sono risultati migliori nel gruppo di studio: il ROM funzionale è risultato maggiore del 35% rispetto che a quello del gruppo di controllo, mentre lo score Mayo Elbow Performance presenta un punteggio di 6 punti superiore.

C’è poi un altro vantaggio da sottolineare, nell’uso della riabilitazione con mobilizzazione passiva continua, ovvero il suo essere adatta all‘ambiente domiciliare: ciò riduce di molto i costi mensili della riabilitazione, portandoli a soli 500 Renminbi per paziente, contro i 2850 del percorso convenzionale.

Li, H., Wang, M., Deng, G. et al. Effectiveness of home based continuous passive motion compared with conventional physical therapy after arthroscopic release of degenerative elbow stiffness. Sci Rep 15, 30570 (2025). https://doi.org/10.1038/s41598-025-16337-2

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