Secondo un recente studio condotto dall’Università di Birmingham e pubblicato su eBioMedicine, i segni di invecchiamento immunitario sono già presenti nelle fasi precliniche dell’artrite reumatoide. La scoperta, che stravolge la prospettiva tradizionale secondo cui l’immunosenescenza sarebbe una conseguenza della malattia cronica, ne evidenzia invece il potenziale ruolo causale nell’innesco dell’autoimmunità, suggerendo come l’invecchiamento del sistema immunitario potrebbe essere una condizione predisponente essenziale per l’esordio dell’artrite reumatoide.
Lo studio, che ha coinvolto 224 individui in diverse fasi evolutive della malattia, dai soggetti con dolore articolare aspecifico fino ai pazienti con diagnosi conclamata, si è rivelato il più ampio mai condotto su questo tema.
Il sistema immunitario invecchia prima della diagnosi
Dallo studio condotto è emerso che i soggetti con artralgia precoce o artrite indifferenziata presentano già tratti distintivi di un invecchiamento immunitario accelerato, riscontrabile attraverso la riduzione delle cellule T naive, la diminuita attività timica e un punteggio IMM-AGE elevato, quest’ultimo inteso come indice molecolare sviluppato per quantificare il grado di immunosenescenza.
L’aumento dei livelli di marcatori infiammatori sistemici come IL-&, TNFα e CRP già nelle fasi precliniche rappresenta un ulteriore conferma dello sviluppo clinico dell’artrite reumatoide.
Caratteristiche più avanzate dell’invecchiamento immunitario come la presenza delle cellule T senescenti e delle cellule Th17 pro-infiammatorie fanno la loro comparsa solo nelle fasi più tardive, a malattia conclamata.
Prevenzione mirata nei soggetti a rischio
Niharika Duggal, autrice senior dello studio, ha sottolineato come le evidenze emerse nel corso della ricerca offrano una nuova finestra terapeutica, poiché intervenire sull’immunosenescenza potrebbe rappresentare un’interessante prospettiva strategica per prevenire o ritardare l’insorgenza dell’artrite reumatoide.
Ipotizzando che i trattamenti geroprotettivi possano trovare applicazione nei soggetti a rischio di malattia, si focalizza l’attenzione sulla spermidina, che stimola i meccanismi di autofagia cellulare; sui senolitici, che eliminano selettivamente le cellule immunitarie senescenti; sulla metformina, con documentati effetti sulla riduzione dell’infiammazione e sul potenziamento dell’autofagia.
Implicazioni e ricerca futura
I risultati emersi offrono una promettente prospettiva per lo sviluppo di strumenti predittivi, in gradi di identificare precocemente i profili immunitari ad alto rischio. L’intervento tempestivo sui meccanismi coinvolti potrebbe di fatto modificare il decorso naturale della malattia, prevenendo la manifestazione clinica della malattia.
La comprensione dei meccanismi molecolari dell’immosenescenza potrebbe segnare una svolta non solo per l’artrite reumatoide ma anche per molte altre malattie autoimmuni e infiammatorie croniche. Tuttavia occorrono studi longitudinali e trial clinici mirati per validare l’efficacia degli approcci geroprotettivi nella prevenzione di questa malattia.
Raza K, Sharma-Oates A, Padyukov L, van der Helm-van Mil AHM, Pratt AG, Jones SW, Filer A, Lord JM, Duggal NA. Specific features of immune ageing are detected in the earliest stages in rheumatoid arthritis development. EBioMedicine. 2025 Sep;119:105900. doi: 10.1016/j.ebiom.2025.105900. Epub 2025 Sep 3. PMID: 40908179.