Riabilitazione del passo: esoscheletro vs pedana

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Parliamo di riabilitazione del passo assistista da esoscheletro in pazienti con morbo di Parkinson.
Uno studio retrospettivo italiano (Cira Fundarò, Roberto Maestri et al. Self-selected speed gait training in Parkinson’s disease: robot-assisted gait training with virtual reality versus gait training on the ground. European Journal of Physical and Rehabilitation Medicine) si è posto l’obiettivo di valutare se un controllo effettuato dal paziente sulla velocità del passo possa influenzare gli esiti della riabilitazione.
Infatti, sebbene l’uso di esoscheletri si sia dimostrato efficace per questi pazienti, non si sono ancora definite le caratteristiche migliori del setting.
Un altro aspetto analizzato dal team è l’influenza della realtà virtuale sulla velocità del passo in pazienti che utilizzano l’esoscheletro.

Allo studio hanno partecipato 20 pazienti con Parkinson idiopatico di età compresa tra 18 e 90 anni.
Questi hanno risposto ai criteri selezionati per lo studio: scala di Hoehn&Yahr compreso tra 2 e 3 (lo stadio 2 indica malattia bilaterale senza coinvolgimento dell’equilibrio, mentre il 3 malattia da lieve a moderata, qualche instabilità posturale indipendente); indice di MMSE (Mini Mental State Examination) superiore a 24, il che significa che non avevano deterioramento cognitivo in atto; nessuno aveva mai avuto fenomeni di freezing, discinesia o altre menomazioni neurologiche, ortopediche, cardiache, respiratorie o visive.

Inoltre, i pazienti selezionati non avevano mai modificato la propria terapia. Ognuno di loro ha effettuato un training del cammino di 4 settimane, con 5 sessioni da 30 minuti a settimana, 10 usando l’esoscheletro e 10 senza.

I pazienti di entrambi potevano selezionare la velocità di passo che ritenevano più opportuna e poi, eventualmente, ridurla. Per il gruppo 1 è stata usata anche la realtà virtuale. Prima e dopo ogni seduta riabilitativa sono stati testati con la scala UPDRS (Unified Parkinson’s Disease Rating Scale), la scala FIM (Functional Independence Measure) e sottoposti al test 10-MWT. Infine, solo per il gruppo 1 è stato valutato un punteggio legato alla realtà virtuale.

I risultati dello studio hanno confermato che selezionare la velocità di allenamento da soli influenza positivamente i risultati della riabilitazione, ma in egual misura nel gruppo che ha usato l’esoscheletro e in quello senza.

Non si sono invece trovate correlazioni tra uso della realtà virtuale e miglioramenti nella velocità del passo.
Occorre quindi testare altri parametri per riuscire a usare l’esoscheletro nella maniera più appropriata, ovvero laddove possa portare migliorie nei risultati della riabilitazione.

Stefania Somaré