Artrite reumatoide: importante che la diagnosi sia tempestiva

1935

In occasione del recente convegno “Artrite reumatoide: una malattia dai mille volti. Dalla gestione della cronicità alla lotta alla forma precoce e aggressiva”, è emersa l’emergenza di individuare e trattare per tempo quel 40% di pazienti colpiti da una forma precoce e particolarmente disabilitante di artrite reumatoide. Forma che è causa, tra l’altro, di mortalità precoce. In questa variante, tutt’altro che rara, i danni alle articolazioni arrivano molto velocemente, passando poi a tendini, legamenti e struttura delle ossa circostanti.
Nel giro di un paio di anni questi pazienti si ritrovano con una disabilità totale del distretto articolare colpito. Si ricorda che l’artrite reumatoide colpisce soprattutto donne in età fertile e lavorativa e che, come molte malattie autoimmuni, tende ad avere un carattere sistemico e un andamento rapido ed erosivo che cambia il rapporto del malato con sé stesso e con il mondo, togliendo spesso la capacità di lavorare e portando grande disabilità.
Alcune cifre possono dare un’idea della situazione: oltre il 25% dei nostri concittadini affetti da questa malattia sono parzialmente limitati nella gestione del tempo libero e nel lavoro. Il 4% è invece affetto da disabilità completa. In una situazione del genere, la diagnosi deve essere il più precoce possibile.
Farlo è possibile: bisogna individuare alcuni marcatori specifici che identificano la tipologia di artrite reumatoide della quale si soffre. Invece la situazione è caratterizzata da lunghi tempi d’attesa, come denuncia Antonella Celano, presidente Apmar, Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche Rare: «la realtà ci descrive ritardi di diversi mesi, tra diagnosi confondenti e pazienti che si curano per mesi con farmaci sintomatici.
Da un lato c’è la difficoltà per la persona a interpretare i segnali del corpo, il dolore e gli altri campanelli d’allarme, come gonfiore, tumefazione, intorpidimento. Dall’altro c’è la difficoltà da parte del medico di Medicina Generale, primo interlocutore del paziente, a indirizzarlo tempestivamente al reumatologo. Questo è dovuto anche alla mancanza, in molte aree del Paese, di una rete assistenziale efficace e di Pdta che garantiscano un accesso rapido alla visita specialistica.
Al contrario, riuscire a intercettare in tempo la malattia, con le cure oggi disponibili, significa non andare incontro all’invalidità».
Una diagnosi precoce permette di porre in atto una strategia terapeutica personalizzata nel breve periodo e quindi riuscire a ridurre la velocità della degenerazione di questa malattia.

Stefania Somaré